La giungla degli enti inutili ha infinite porte d’ingresso, ma tutte portano nello stesso recapito: lo spreco di denaro pubblico. Associato, ulteriore spreco, a sistemi artificiosi di organici gonfiati, centri di potere fuori controllo, sovrapposizioni di funzioni e grandinate di balzelli e di scartoffie che piovono sulle spalle dei cittadini. Un esempio eclatante il bilancio dell’Enit la spesa nel 2013, quando ormai la comunicazione viaggia prevalentemente sul web, di 138mila euro per comprare giornali e riviste. Viceversa qualcuno deve motivare l’utilità delle stazioni sperimentali sperimentali, come quelle per i combustibili in Lombardia o per le essenze per i derivati degli agrumi in Calabria. Fanno ricerca? Creano posti di lavoro? Promuovono lo sviluppo del territorio? Mistero.
Guardando l’ultima mappatura fatta dal governo
Monti, e poi aggiornata dal governo Letta, si arriva a oltre 500 enti, da
accorpare od anche eliminare per un risparmio in termini di spesa pubblica di
almeno 10 miliardi di euro.
ITALIA: quanti sprechi che la politica preferisce non vedere
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